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La maggior parte dei proprietari di cavalli si avvicina al mondo dell’equitazione tramite il maneggio tradizionale ed impara così a gestire il cavallo in modo “classico”.

Il cavallo vive costantemente scuderizzato tranne quando viene montato, passa quindi fuori dal box qualche ora al giorno, a volte nemmeno quelle. I contatti con i suoi simili sono molto limitati e forse potrà passare qualche mezza giornata in paddock ma rigorosamente nella bella stagione. Mangia ad orari regolari tre volte al giorno porzioni che molto spesso sono standard per tutta la scuderia. Insomma tutto è studiato per il suo bene e la sua salute… o forse più per la comodità umana?

Siamo sicuri che questo grosso erbivoro che in natura vivrebbe in branco mangiando continuamente e spostandosi per kilometri sia contento della vita che gli facciamo fare?

Ad oggi una gestione più “naturale” è riservata perlopiù a cavalli anziani/infortunati che vengono “messi al prato” perché non sono più utili al lavoro e per i quali si cerca soprattutto una sistemazione più economica. Non di rado però in questo modo l’animale viene un po’ abbandonato a se stesso in posti privi di strutture adeguate, senza stimoli e talvolta anche senza compagnia. Questo spazio in cui dovrebbero ritrovare la loro “liberta’“ nella brutta stagione si trasforma in una misera pozza fangosa e nei ricoveri quasi mai c’è una lettiera a creare un comodo giaciglio.               

Fortunatamente sempre più persone cominciano ad avere a cuore il benessere del proprio cavallo e iniziano a cercare valide alternative.

Per capire come garantire al meglio una gestione naturale al cavallo ho intervistato Corinna Grivet, pioniera della STALLA ATTIVA in Italia. Leggete l’intervista e si aprirà per voi un mondo nuovo!

Corinna, vuole parlarci della sua esperienza equestre?

Ho iniziato a montare quando avevo 6 anni ed ho sempre svolto competizioni di salto ostacoli come amatore. Frequentavo i maneggi classici ma fin da subito ho capito che non avrei mai voluto tenere i miei animali chiusi in box perché non era una vita corretta per loro. Oggi sono un medico veterinario, mi occupo di cani e gatti, ed ho creato nella mia cascina la STALLA ATTIVA dove vivono attualmente 12 cavalli miei e di altri proprietari.

Da dove è arrivata l’idea della STALLA ATTIVA? E’ una cosa molto innovativa in Italia.

Inizialmente avevo portato i miei cavalli a casa ma subivo tutte quelle problematiche tipiche della situazione: tanto fango in inverno, ragadi, mosche in estate, gestire l’alimentazione e le lettiere era complicato. Ho provato ad apportare delle migliorie ma la vera svolta è arrivata nel 2011 quando grazie al web ho scoperto la stalla attiva. Le stalle attive sono presenti in Germania già da 25 anni, è un concept dove si vuole garantire al cavallo una vita in branco rispettosa della sua natura ma con tutte le attenzioni del cavallo scuderizzato.

 I cavalli vivono in branco liberi di girare nella struttura giorno e notte, è una vita adatta anche a soggetti in lavoro che grazie al continuo movimento non perdono condizione e sono molto più sereni e disponibili. E’ comodo anche per i proprietari che non devono avere l’ansia di essere sempre presenti in scuderia per muovere il cavallo, fattore importante per chi lavora. Inizialmente può intimorire, ma nessun proprietario è mai voluto tornare indietro, provare per credere!

La stalla attiva ma anche gli stessi paddock sono ancora poco “popolari” in Italia, come mai secondo lei?

Perché i circoli ippici non hanno convenienza a proporre una gestione del genere, il box è molto più semplice! I maneggi si adegueranno solo quando i proprietari saranno consapevoli e pretenderanno il benessere animale. Le persone alle prime armi si convincono facilmente che il cavallo stia meglio in box, basta fargli vedere qualche sgroppata la prima volta che il cavallo esce in paddock o il cavallo in attesa alla porta. Bisognerebbe invece spiegare correttamente il perché di questi comportamenti ai proprietari e non bollarli con un semplice “vedi che si fa male? Vuole rientrare, sta meglio dentro!”. Fortunatamente grazie al web molte persone stanno diventando più consapevoli. Le cose cambieranno solo quando saranno i proprietari a pretendere, anche chi svolge agonismo.

Può spiegarci meglio in cosa consiste la stalla attiva e come è organizzata?

La stalla attiva è un’idea che nasce per garantire tre esigenze primordiali dei cavalli, mantenendo nel contempo gli alti standard di supervisione, pulizia e cura tipici delle scuderie classiche.

1) VITA IN MOVIMENTO ALL’ARIA APERTA                                

2) VITA IN BRANCO, FAVORENDO AL MASSIMO LA SOCIALIZZAZIONE                             

3) ALIMENTAZIONE DISTRIBUITA LUNGO TUTTO L’ARCO DELLE 24 ORE, RAZIONATA E PERSONALIZZATA

La mia struttura si estende per circa 1 ettaro e nulla è lasciato al caso: i terreni sono drenanti così da non diventare fangosi (i cavalli amano rotolarsi nel fango, non viverci!), sono presenti diverse capanne e ricoveri con tettoie con diverse uscite di sicurezza, per permettere a tutti i cavalli di entrarci in modo sicuro e di avere sempre una via di fuga. Il tutto è studiato in modo “circolare” per evitare cul de sac che potrebbero diventare pericolosi. I terreni sono diversificati. Oltre alla normale terra troviamo pavimentazioni in gomma, autobloccanti, sabbia e ciotoli, cosa indispensabile per i piedi dei cavalli. Come lettiera utilizziamo il pellet o dei materassi in gommapiuma, ancora sconosciuti in Italia ma molto apprezzati in Germania.

Tettoie con visuale

Capannina con uscite di sicurezza e letto in gommapiuma

Grid drenante

Materiale letto in gommapiuma

L’alimentazione in stalla attiva è davvero innovativa: sono state create diverse stazioni per fieno e mangime lontane fra loro per spingere i cavalli a camminare. Sono gestite automaticamente da un computer che apre e chiude ad orari prestabiliti una stazione del fieno “comune” dove ad intervalli di circa due ore i cavalli tutti assieme consumano la loro razione giornaliera di 10 kg di fieno.                          

Altre due stazioni attivate da transponder, permettono di accedere a fieno supplementare quando necessario e anche alla stazione che eroga il mangime. Un microchip che portano al collo contiene le informazioni personalizzate di ciascun cavallo che una volta ogni ora può andare a prendersi una razione di mangime consumando così nel corso delle 24 ore i kg di mangime che gli sono stati assegnati. Nella stagione del pascolo qualche ora a brucare l’erbetta completa la loro agenda alimentare.

Stazione fieno comune

Stazione fieno con transponder

Grazie a questa intervista possiamo solo immaginare quante conoscenze ed impegno siano necessari per gestire un luogo così, ma il beneficio che ne trae il cavallo è incalcolabile. Speriamo che grazie a realtà come queste molti proprietari possano rendersi conto di cosa significa realmente gestire bene il proprio cavallo, non solo quando è in pensione ma anche quando è ancora impegnato in attività sportive. Libertà di movimento e interazioni con i propri simili non sono optional ma la vera base per la salute del cavallo!